Proteste Iran, i calciatori della Nazionale dalla parte delle donne: maglie coperte durante l'inno | Sky TG24

2022-10-14 21:06:55 By : Ms. Ning Yang

Anche la squadra di calcio porta avanti le proteste in corso nel Paese in seguito alla morte di Masha Amini, la 22enne uccisa perché non portava correttamente il velo. I giocatori hanno indossato dei giubbotti neri

Giacche nere sopra la maglia durante l'esecuzione dell'inno nazionale. Così la squadra iraniana si è associata alle proteste per Mahsa Amini, la 22enne morta dopo essere stata arrestata perché portava male il velo, prima dell'amichevole a Vienna con il Senegal giocata ieri sera. Una partita a porte chiuse per ordine della federazione calcistica iraniana, che deteneva i diritti dell'incontro, mentre decine di manifestanti si sono radunati all'esterno dello stadio.

Il gesto non è stato spiegato dai giocatori, ma viene interpretato dagli osservatori come un sostegno alle proteste, considerate anche le dichiarazioni in questo senso sui social media - poi rimosse secondo IranWire - da parte di Sardar Azmoun, attaccante del Bayer Leverkusen e stella della squadra. Il giocatore domenica si era espresso a sostegno delle proteste attraverso il suo account Instagram: "Nel peggiore dei casi verrò allontanato dalla nazionale. Nessun problema. Lo sacrificherei per un solo capello delle donne iraniane. Questa storia non sarà cancellata. Possono fare quello che vogliono. Vergognatevi per aver ucciso così facilmente; lunga vita alle donne iraniane". Azmoun, che ha segnato il gol del pareggio 1-1 contro il Senegal, ha cancellato il post ma stamattina ha pubblicato un nuovo messaggio, meno forte, a sostegno delle donne iraniane.

È passato un anno dalla conquista di Kabul da parte dei talebani. E 12 mesi dopo, la situazione sul fronte dei diritti in Afghanistan non sembra suggerire miglioramenti. Le donne non possono andare a scuola, non possono uscire da sole e, di conseguenza, non possono fare attività sportive. Free to Run – un’organizzazione no profit che cerca, attraverso lo sport all’aria aperta, di restituire alle donne la propria libertà fisica e sociale – è stata proprio lì poco prima del 15 agosto 2021 A cura di Yara Al Zaitr

Loro sono Zeinab e Zahra, due giovani studentesse afghane che – dopo la conquista di Kabul da parte dei talebani – sono uscite dal Paese per inseguire un sogno: completare la loro istruzione. Entrambe accettate con borse di studio Fulbright nelle università degli Stati Uniti - dove ora vivono - sempre però con uno sguardo rivolto alla madrepatria: l’Afghanistan. Paese nel quale hanno iniziato a correre, motivate dalle altre donne di Free to Run, e nel quale hanno riscoperto il desiderio di riaffermare i propri diritti

Per Zahra il sogno di contribuire a migliorare la vita delle donne in Afghanistan inizia con l’istruzione. Prima donna della sua famiglia a diplomarsi, Zahra si è laureata in Economia e commercio all’Università di Kabul e ha scoperto Free to Run in un momento in cui cercava nuovi stimoli e nuove fonti di ispirazione. Il running le ha offerto una nuova prospettiva, mettendola in contatto con gli altri e aiutandola a esplorare il mondo che la circonda

Zeinab invece studiava all’American University di Kabul quando ha conosciuto due ragazze che si stavano allenando per un’ultra-maratona con Free to Run e si è unita al programma nel 2017. Impegnata negli studi e in un lavoro che la aiutasse a sostenersi economicamente, le sessioni di Free to Run rappresentano per lei una fonte di motivazione e un incoraggiamento a uscire dalla zona di comfort. Zeinab ha così potuto affrontare più maratone e ha trovato la forza per sfidare la società, cercando di cambiare la percezione di ciò che le donne possono fare nel suo Paese

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