Se non metto più il reggiseno che succede al corpo, la storia

2022-07-29 19:44:30 By : Mr. Kevin Zhang

Liberate dalle leggi estetiche dettate dalla società, alcune donne “confinate” hanno fatto la scelta di non portare più il reggiseno, ridefinendo alcuni aspetti del rapporto con il proprio corpo. Parentesi (dis)incantata nelle nostre ben oliate routine, il confinamento imposto dalla lotta al Coronavirus ha dato vita a nuove abitudini a volte inaspettate. Voglia improvvisa e ripetuta di farsi il pane in casa, rivelazione di una passione per il jogging e lo yoga in streaming, aperitivi virtuali: ognuno ha attuato una piccola rivoluzione, cercando in qualche modo di adattarsi a questa nuova temporalità. Ma il fenomeno che ha fatto scorrere più inchiostro è senza dubbio l'abbandono, più o meno consapevole, dell'obbligo di indossare il reggiseno e qualsiasi altro accessorio volto, in definitiva, a mostrare un seno ben modellato. In Francia, secondo un sondaggio YouGov, l'8% delle donne durante il lockdaown ha infatti smesso di indossarlo. Un numero che sale al 20% per le under 25. Grazie all'home working e alla sospensione di ogni attività sociale non erano più obbligate a indossare abiti da ufficio avvolgenti - come qualsiasi altro artificio sartoriale ed estetico - ma potevano indossare un homewear comodo e casual, appendendo di fatto il reggiseno al chiodo per abbracciare una ritrovata libertà corporea. "Siamo d'accordo sul fatto che non indosseremo mai più un reggiseno?!", chiede l'illustratrice Pénélope Bagieu su Twitter. "Non sto contando i giorni trascorsi in casa, sto contando i giorni senza reggiseno!", risponde un'utente. Altre condividono battute 3.0, meme a tema e la celebre frase di Zooey Deschanel nella serie The New Girl: "Le mie tette adorano questa quarantena: non devono più andare in prigione ogni giorno!". Ma perché tanto entusiasmo per questo movimento spontaneo “no-bra”? E, soprattutto, perché abbiamo aspettato una pandemia globale e un confinamento nazionale per liberarcene? "È la prima volta che ci troviamo da sole con i nostri corpi, per poter fare di loro ciò che vogliamo", ha commentato lo scorso aprile la filosofa femminista Camille Froidevaux-Metterie in un'intervista a Nouvel Obs. “Da quando non escono più, le donne si sono liberate dello sguardo esterno che grava sui loro corpi. Non indossare più il reggiseno significa prima di tutto essere libere da una costrizione e salvarsi dal dolore. Il proprio comfort personale ha la precedenza su quello visivo degli altri", spiega l'intellettuale francese, che ricorda come negli anni il reggiseno sia diventato uno "strumento di alienazione" che "uniforma il seno" e contribuisce a "una vera e propria formattazione su scala industriale dei nostri corpi”. Insomma, uno strumento di asservimento, i cui benefici non sono stati (o molto poco) studiati dalla scienza, tranne nel caso della pratica sportiva, "per non creare traumi ai tessuti", sottolinea il dottore in biologia Helixis Felis (pseudonimo) in un articolo dell'edizione serale di Ouest France. E per molte donne è proprio questa sensazione di oppressione causata dal reggiseno che le ha spinte durante le giornate trascorse tra quattro mura ad abbandonarlo. "Sinceramente all'inizio del lockdown ho smesso di mettermi il reggiseno la mattina per pura pigrizia", dichiara Pauline, 30 anni, web editor freelance. "Poi ho iniziato a trovarlo davvero cool e ho adattato il mio guardaroba optando per top leggermente più aperti sulle spalle". Un cambio di paradigma stilistico, un nuovo trend non dato dalla moda, ma da un rinnovato rapporto con il proprio corpo. "Sono molto pudica: per me i capezzoli che si intravedono attraverso la T-shirt sono un po' troppo. Quindi non indossare il reggiseno e sentirmi a mio agio per me è stato un grande passo”, scrive colei che ammette di continuare con questa abitudine anche se il Paese è tornato alla normalità. “Non ho più indossato un reggiseno da allora. Mi sento più libera, più a mio agio dal punto di vista del comfort, ma anche in un certo senso più sexy”. Sensazioni entusiastiche condivise da Katia, 32 anni, direttrice della comunicazione, che dopo la maternità e il parto si è lanciata nel “no-bra”. “Alla fine della gravidanza non riuscivo a trovare un buon reggiseno. Il mio seno era cresciuto e non volevo investire in un nuovo modello sapendo che sarebbe cambiato molto. Poi, con l'allattamento, non ho trovato niente di più facile che aprire la maglietta e allattare mia figlia invece di comprare un reggiseno specifico”, ci racconta, nonostante la non approvazione di questa scelta da parte delle infermiere del reparto maternità. “Quando tornavo saltuariamente in ufficio, non lo mettevo”, continua. “Mi sentivo bene, non trascurata. Mi sentivo chic nel mio outfit”. Katia sottolinea però il disagio generato dall'atteggiamento di alcuni passanti. “Per strada o sui mezzi pubblici, sentivo su di me lo sguardo degli uomini, come se si vedesse e mi dava fastidio. Mi sono chiesta se il mio top fosse trasparente quando sapevo benissimo che non lo era: avevo controllato prima di uscire. Probabilmente si vede quando non indossi il reggiseno perché inevitabilmente il seno ha una forma meno tonda”, sottolinea. Altre, invece, avevano fatto il passo del “no-bra” ben prima del parto. È il caso di Tanissia, giornalista di 28 anni, che non ha aspettato di essere rinchiusa per farne a meno. “Nel corso degli anni ho capito che non mi piaceva affatto indossarlo così ci ho rinunciato. Mi sento bene, libera, anche se so che la gente se ne accorge”, confessa la giovane, la cui decisione è frutto di un lento processo di introspezione. "Quando ero giovane, tra i 14 e i 15 anni, indossavo solo reggiseni leggermente imbottiti, ero terrorizzata che le persone potessero vedere la vera forma del mio seno", ricorda. “Poi, a poco a poco, ho iniziato a trovare la lingerie leggera molto più carina, prima con i ferretti, poi a fascia, poi con i triangoli, poi nulla. Ho un piercing al capezzolo, tatuaggi sul décolleté e in ogni periodo di guarigione ho dovuto evitare di indossare biancheria intima. Un percorso graduale, sia psicologico sia corporeo, è quello intrapreso anche da Johanna, 31 anni, graphic designer, la cui morfologia l'ha incoraggiata molto presto a rinunciare al reggiseno. “Direi che ho iniziato a non indossarlo più quando avevo 20 anni. Semplicemente perché avevo la sensazione che fosse inutile, che i miei seni dall'alto della loro prima si reggessero benissimo da soli, anche per correre dietro a un autobus!”, scherza. “Più seriamente, direi che mi sembra più naturale, più vicino a me e alla semplicità di mente e corpo cui aspiro”. Liberate dai reggiseni, queste donne che hanno risposto alla nostra richiesta di testimonianze in realtà non si sono liberate del tutto da questo indumento. Andando controcorrente rispetto alle ingiunzioni socio-culturali che riducono il reggiseno a un copricapezzoli o a un rinforzatore di capezzoli, alcune donne hanno, al contrario, fatto di questo famoso capo di lingerie uno strumento puramente funzionale. A volte estetica, a volte sportiva, la vocazione che ora attribuiscono ai loro reggiseni è meno un riflesso automatizzato e interiorizzato che una scelta informata. “Ora lo indosso quando ho un top molto trasparente o quando faccio sport, perché il seno si muove molto quando corri o fai dei salti. E anche quando voglio che la lingerie faccia parte del mio outfit, puoi intravedere il pizzo sotto quello che indosso, per esempio. Mi assicuro che non sia più un'imposizione, ma una scelta di indossarlo, perché lo voglio", spiega Tanissia, il cui approccio ha conquistato alcune persone intorno a lei. “Un'ex collega, per esempio, mi ha ringraziato l'anno scorso, dicendomi che grazie a me stava iniziando a indossarlo anche lei di meno”. Per Johanna, che ha appeso il reggiseno al chiodo da quando ha lasciato l'adolescenza, questo capo di lingerie è diventato un accessorio moda come un altro. “Oggi, quando scelgo, compro e indosso un reggiseno, è un ornamento, come una bellissima collana che indosso quando voglio sentirmi bella e/o sexy”, spiega. "Lo metto quando indosso una maglietta bianca, per esempio, ma più per una questione di stile - il pizzo che viene fuori - che di funzionalità", conferma Pauline, che vuole rendere il reggiseno un artificio stilistico al 100%. Una decisione liberatoria, decisamente femminista, ma che sotto le sue arie universalistiche può in realtà estendersi solo a una fetta ristretta della popolazione. Dal seno generoso, Sophie, 30 anni, direttrice artistica, è una delle donne che si è sentita (un po') esclusa dalla mania del “no-bra” delle ultime settimane sui social. "Ero quasi sconvolta nel leggere questo ovunque quando io non posso vivere senza! Sono così felice che esistano i reggiseni, senza la mia vita sarebbe un inferno”, spiega. "Non è che sono contraria, è solo che dopo tre giorni senza reggiseno, il mio petto era pesante e io non stavo dritta. D'altronde ho una circonferenza di 95 cm e una coppa G! E, personalmente, non ho mai considerato il reggiseno come un vincolo: non più di quello di mettermi gli slip o vestirmi prima di uscire di casa”, conferma Camille, avvocato. Perché alla fine, che tu sia pro-bra o no-bra, l'importante è che mettere o non mettere il reggiseno sia una nostra scelta.