55 anni dal Volo verso la Leggenda di Gigi, farfalla granata e rossoblù - Liguriasport

2022-10-14 20:58:28 By : Mr. Lin ZH

Domani è il 15 ottobre e si giocherà il derby della Mole. Nella stessa data, 55 anni fa, ci lasciò a soli ventiquattro anni Gigi Meroni, talentuoso numero sette di un calcio in bianco e nero che non c’è più. Quel pomeriggio i granata di Edmondo Fabbri, reduce dalla disfatta sulla panchina azzurra contro la Corea di un anno prima, affrontarono al Comunale la Sampdoria ed i miei ricordi di bambino vanno a “ Tutto il calcio minuto per minuto”, a quel 4-2 con cui i padroni di casa sconfissero la mia Samp con una tripletta di Nestor Combin e la singola di Moschino, nel giorno dell’esordio in serie A di Aldo Agroppi, rendendo inutile la rimonta firmata da “Corvo” Francesconi e “Bob” Vieri, il papà di Christian. Ed anche in quell’assolato pomeriggio Gigi diede spettacolo, facendo ammattire i difensori doriani, con Garbarini, Vincenzi e Morini a cercare di limitare l’estro di quel funambolo con la maglia numero sette.

La sera il tragico incidente in corso Re Umberto, con il compagno Fabrizio Poletti stava attraversando la strada e venne investito da un auto guidata da un giovane Attilio Romero, che sarebbe poi diventato nei primi anni duemila presidente del Torino; Gigi morì tragicamente poche ore dopo all’ospedale, lasciando nel vuoto più profondo  la compagna Cristiana , la figlia dei giostrai conosciuta quando giocava nel Genoa, la sua famiglia ed i tifosi di tutta Italia, che videro troncata la favola di un ragazzo che aveva fatto innamorare tutti, con i suoi calzettoni abbassati, alla “cacaiola”, i capelli lunghi e la barba, così diverso dalla maggior parte dei suoi colleghi dell’epoca . Gigi era un talento unico, dipingeva nella sua mansarda di Piazza Castello e disegnava vestiti e per noi bambini era un vero e proprio idolo, al pari di George Best, irlandese che imperversava con la maglia del Manchester United e Jimmy Johnstone, scozzese con la casacca numero sette del Celtic Glasgow, quella a righe bianche e verdi, interpreti stupendi ed inimitabili di un calcio anarchico, fatto di dribbling e tunnel.

A diciannove anni era stato acquistato dal Genoa che lo prelevò dal Como, portato sotto la Lanterna da Aldo Dapelo, dirigente rossoblù grande amico di Gianni Brera e dopo una prima annata sottotono quando mister Gei gli preferiva spesso Gastone Bean esplose con Beniamino Santos allenatore ed i tifosi più anziani del Grifone ricordano ancora le giocate di questo folletto imprendibile per le difese avversarie. Mister Santos era partito per le vacanze con la promessa che la stella della sua formazione non sarebbe stata ceduta, si trovava in vacanza in Spagna quando invece venne a sapere che la Genova rossoblù era insorta con proteste in piazza De Ferrari per la cessione di Meroni al Torino per trecento milioni delle vecchie lire; Santos salì in auto per tornare a Genova a dare le dimissioni ma perì tragicamente in un incidente stradale.

Gigi Meroni: per ironia della sorte lo stesso nome e cognome del pilota dell’aereo che si schiantò a Superga nel maggio 1949, quello che riportava i campioni granata a casa dopo un’amichevole contro il Portogallo….

La domenica successiva la scomparsa si giocò il derby e quel Torino con le lacrime agli occhi schiantò la Juventus per 4-0 e le prime tre reti le segnò proprio Nestor Combin, grande amico di Gigi, cui la domenica precedente uscendo dallo stesso terreno di gioco Meroni aveva predetto che dopo la tripletta alla Samp ne avrebbe rifilata una anche ai cugini bianconeri.

E la rete del definitivo 4-0 fu segnata da Alberto Carelli, un ragazzo della Primavera, che quel pomeriggio vestiva proprio la maglia numero sette, quella di Gigi e quando Carelli, dopo il destro vincente,  raccolse la sfera nella porta di Colombo e portò la palla sopra la testa indicando il cielo la tensione accumulata in quei giorni si sciolse in un pianto liberatorio nel ricordare quel ragazzo con la casacca numero sette, i capelli lunghi, la barba ed i calzettoni alla “cacaiola” , che come una cometa luminosissima, breve ed intensa, ha attraversato la storia calcistica degli anni sessanta e in quella autunnale serata del  15 ottobre 1967  nacque la leggenda della farfalla granata.

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