Atleti di mezza età: come si mantengono in forma i Ronaldo, i Nadal?

2022-08-06 15:29:10 By : Mr. Steven chen

Dai campi da calcio a quelli da tennis, i grandi giocatori sono sempre più longevi. Andiamo a scoprirne i segreti

Di Peta Bee, The Times, 5 luglio 2022

È stato per molto tempo luogo comune aspettarsi che gli atleti si ritirassero con grazia intorno ai trent’anni, momento nel quale anche i campioni del mondo e gli olimpionici difficilmente riuscivano a contrastare il declino delle abilità fisiche derivante dall’invecchiamento. Questo non vale per l’attuale gruppo di ultratrentenni, i quali sembrano avere prestazioni in costante miglioramento con l’avanzare dell’anagrafe, e riescono a mantenere il loro status d’élite ben oltre l’età che un tempo era considerata limite nello sport.

Con rispettivamente 35 e 36 anni portati brillantemente, Novak Djokovic e Rafael Nadal stanno ancora mostrando ai rivali più giovani come si gioca sull’erba di Wimbledon, mentre l’ex numero 1 del mondo Roger Federer ha manifestato la sua intenzione di tornare al tennis nel 2023 all’età di 41 anni. 

Nel calcio, un gioco in cui i giocatori una volta venivano regolarmente messi da parte per infortunio intorno ai trent’anni, il capocannoniere di tutti i tempi Cristiano Ronaldo avrebbe espresso al Manchester United la sua intenzione di lasciare il club, spinto dal desiderio di giocare in Champions League la prossima stagione all’età di 37 anni. Nel frattempo, sembra che il Milan stia cercando di continuare ad assicurarsi i servigi di Zlatan Ibrahimovic, nonostante i 40 anni. E nel cricket, il 39enne James Anderson, il più prolifico lanciatore inglese nella storia del cricket, non si fa certo scrupoli a continuare giocare nei Test Match [confronti tra nazionali che si svolgono su un arco di cinque giorni – N.d.T.]

Non sono solo gli uomini a sfidare le convenzioni sull’età. Dopo essersi presa una pausa dalla carriera per avere due figli, la tennista Tatjana Maria, 34 anni, ha trascorso una settimana da sogno a Wimbledon, raggiungendo, per la prima volta in carriera, la semifinale. Venus Williams, 42 anni, non è andata così lontano, ma ha comunque disputato un torneo impressionante insieme a Jamie Murray nel doppio misto.

La cosa più notevole è che questi atleti stanno gareggiando in sport che richiedono non solo resistenza, caratteristica che notoriamente raggiunge il picco in età più avanzata, ma forza, velocità e abilità. In quello che dovrebbe essere il tramonto delle loro carriere, come riescono ad estendere la loro longevità sportiva?

“I migliori atleti sono sempre stati prodighi d’impegno e resilienti”, afferma Jamie McPhee, professore di fisiologia muscolo-scheletrica al Manchester Metropolitan University Institute of Sport ed esperto degli effetti dell’invecchiamento sulle prestazioni atletiche. “Ma siamo in presenza di un nuovo livello, supportato dalla scienza e da altre risorse, il che significa che questi atleti possono prolungare la loro carriera ai vertici”. Ecco come:

L’ottimizzazione della salute dell’atleta è fondamentale per preservare le prestazioni e gran parte di essa riguarda la prevenzione degli infortuni e la conoscenza delle pratiche di recupero. Un rapido stretching prima di una partita è stato sostituito con riscaldamenti progettati dal fisioterapista, personalizzati e concentrati sull’attivazione e sul rilascio delle fasce muscolari, utilizzando rulli di gommapiuma e elastici per esercizi.

“Il supporto della scienza dello sport è progredito in modo massiccio negli ultimi due o tre decenni”, afferma McPhee. “Se puoi prevenire gli infortuni in primo luogo, o gestirli in modo appropriato, puoi aggiungere qualche anno alla carriera di un atleta, e prima queste misure vengono adottate nella vita, più a lungo è possibile mantenere la soglia di massima prestazione”.

Nessuna ipotesi viene scartata. I biomeccanici analizzano la tecnica utilizzando piastre di forza, un sistema che misura l’impatto fisico dei movimenti di un atleta, e suggeriscono piccoli aggiustamenti che possono fare la differenza in termini di infortuni. Se gli infortuni si verificano lo stesso, i fisioterapisti sono immediatamente presenti, e dispositivi come i tapis roulant antigravitazionali consentono agli sportivi di riprendere rapidamente l’allenamento riducendo la forza di impatto con cui colpiscono il suolo.

“Ogni aspetto della vita di un atleta è ora orientato alla prevenzione degli infortuni in modo olistico“, afferma McPhee. “Conosco calciatori che consultano esperti per capire dove dovrebbero essere posizionate le finestre delle loro case per ottimizzare il sonno, consci che la mancanza di quest’ultimo, accoppiata alla fatica, può portare all’accumulo di infortuni”.

Un tempo, il massimo che un atleta potesse aspettarsi in termini di supporti al recupero era un massaggio post-allenamento. Nel 2022 il massaggio resta importante ma è solo uno strumento, all’interno di un intero arsenale ora a disposizione degli atleti. Dai rulli di gommapiuma e abbigliamento a compressione – è stato recentemente dimostrato che calze e maniche elastiche attillate aiutano a ridurre la percezione del dolore muscolare dopo l’esercizio – ai leggings gonfiabili a compressione pneumatica, fino ad arrivare alle pistole massaggianti manuali, il recupero è diventato una scienza a sé.

“Per gli atleti più anziani, sapere come evitare l’accumulo di fatica e ottimizzare il recupero è essenziale per mantenere le prestazioni e ridurre il rischio di lesioni”, afferma McPhee. “C’è una comprensione molto migliore dell’importanza del recupero per gli atleti, oltre a quella relativa alle basi di una buona alimentazione e degli schemi di sonno”. La crioterapia, sotto forma di bagni di ghiaccio o camere di ghiaccio, è ampiamente utilizzata da molti, e fra gli altri Nadal e Andy Murray ne sono sostenitori. 

Raffreddate principalmente dall’azoto liquido, le camere di ghiaccio sottopongono il corpo a temperature fino a -160 °C per due o tre minuti, il che si ritiene acceleri il recupero e riduca l’infiammazione nelle lesioni dei tessuti molli. “L’idea è che le basse temperature spingano il corpo a modificare il flusso sanguigno”, afferma McPhee. “Si suppone che in questo modo i nutrienti e l’apporto di ossigeno ai muscoli venano migliorati”.

Rimane molta pseudoscienza nel mondo della nutrizione sportiva, ma lo sport d’élite ha fatto molta strada da quando bistecca e uova crude erano considerati i migliori alimenti per migliorare le prestazioni, con particolare riferimento agli atleti più anziani. “Il processo di invecchiamento è accompagnato da cambiamenti fisiologici che possono influenzare la capacità di esercizio, la massa muscolare e la forza”, afferma la nutrizionista sportiva Anita Bean, autrice di The Complete Guide to Sports Nutrition. “Ma una combinazione delle migliori pratiche di allenamento, recupero e nutrizione significa che i migliori atleti ora mangiano per allenarsi “in modo più intelligente”, il che significa che possono mantenere alti livelli di forma fisica anche dopo i 40 anni”.

Aggiunti alle pratiche quotidiane di bilanciamento dell’assunzione di cibo e liquidi per un ritorno ottimale prima, durante e dopo l’allenamento, interventi specifici possono aiutare gli atleti che invecchiano a rimanere in gioco. “Man mano che invecchi, il tuo corpo è meno in grado di rispondere agli effetti anabolici o di costruzione delle proteine ​​​​nella dieta, il che significa che è più difficile per esso trasformare le proteine ​​​​in muscoli”, afferma Bean. “Questa si chiama resistenza anabolica ed è ora noto che gli atleti più anziani hanno bisogno di una quantità relativamente maggiore di proteine, circa 1,5g per chilogrammo di peso corporeo al giorno, o 40g per pasto”.

Anche il momento del consumo di proteine ​​è importante. “Gli studi hanno dimostrato che il consumo di proteine ​​subito dopo un allenamento intenso aiuta a compensare la resistenza anabolica dell’invecchiamento, costruendo così nuova massa muscolare. E fare uno spuntino ad alto contenuto proteico, come lo yogurt greco, prima di andare a letto ha dimostrato di massimizzare gli effetti dell’esercizio di resistenza e di giovare alla sintesi proteica negli atleti più anziani”, afferma.

È stato anche dimostrato che Integratori come il succo di amarena e di barbabietola migliorano il recupero dopo un allenamento intenso e che l’integrazione di vitamina C aiuta le persone anziane a mantenere la massa muscolare.

Una rarità negli anni ’80 e ’90, gli psicologi dello sport sono ora disponibili per quasi tutti gli atleti d’élite per aiutare a sviluppare tratti importanti per la longevità nello sport. La dott.ssa Josephine Perry, psicologa dello sport consulente e autrice di “The Ten Pillars of Success: Secret Strategies of High Achievers (Allen & Unwin)”, [I dieci pilastri del successo: le segrete strategie dei migliori talenti] afferma che gli atleti più anziani sono spesso più pragmatici riguardo al successo sportivo, oltre ad essere più coerenti emotivamente e meglio in grado di tenere a bada i pensieri negativi durante la competizione.

“In generale, ci sono diverse mentalità, con gli atleti più giovani che sono per lo più guidati dall’ego, concentrati esclusivamente sui risultati, sui tempi e sul loro aspetto, il che può innescare effetti indesiderati come stress e ansia”, afferma. “Con gli atleti più anziani, la mentalità si sposta sulla padronanza o l’essere brillanti in quello che fanno, che è molto più stabile e ha risultati migliori”. In pratica questo si traduce in lottare per essere il meglio che possono essere, massimizzando il tempo in cui possono continuare a competere ai massimi livelli. “Passo la mia vita cercando di insegnarlo ai giovani atleti”, dice. “Viene naturale a molti atleti più anziani.”

Cita una conversazione che ha avuto di recente con Sarah Storey, l’atleta paralimpica di maggior successo della Gran Bretagna, che ha vinto l’inseguimento nel ciclismo individuale ai Giochi di Tokyo all’età di 43 anni, il suo 17° oro paralimpico e il 40° titolo mondiale. Storey, che ha due figli, ha detto che non ha intenzione di smettere di gareggiare. “Quando le ho chiesto quando si ritirerà, ha risposto: ‘Quando non vedrò alcun modo per migliorare’. E questo è tipico di molti atleti d’élite più anziani che non sono spinti dalla voglia di vincere tutto ma dal voler ‘essere al livello massimo che possono raggiungere per la durata massima possibile”.

Tutto l’attuale raccolto di atleti ultratrentenni è il prodotto di una generazione ossessionata dai dati sulle prestazioni. Allenamento, sonno, assunzione di nutrienti, perdite di liquidi e frequenza cardiaca sono solo una frazione delle variabili monitorate ogni giorno durante l’allenamento. “Nel calcio e nel tennis ogni giocatore indossa dispositivi GPS e accelerometri in ogni sessione e questi registrano dati 10-20 volte al secondo”, afferma McPhee. “Gli allenatori e gli analisti hanno questo enorme set di dati per ogni atleta che fornisce informazioni straordinarie sul modo in cui il loro corpo risponde a diversi carichi e diversi fattori di stress, in modo che possano adattare l’allenamento di conseguenza”.

Inoltre, le atlete utilizzano il monitoraggio mestruale per valutare le fluttuazioni dei livelli ormonali che potrebbero dar luogo a sottili cambiamenti nella forza e nella capacità articolare che a loro volta potrebbero aumentare il rischio di lesioni.

Secondo McPhee, si tratta della punta dell’iceberg tecnologico. “Nei prossimi anni, le tecniche di intelligenza artificiale isoleranno modelli di dati che si tradurranno in un allenamento progettato individualmente per ogni membro di una squadra o di una squadra intera”, afferma McPhee. “Probabilmente giocherà un ruolo importante nell’aiutare gli atleti a competere ancora più a lungo”.

L’invecchiamento influisce sulle prestazioni sportive in molti modi, ma l’impatto più grande è il calo della capacità di riparazione e di ringiovanimento muscolare associato a una graduale perdita della massa muscolare totale, un processo chiamato sarcopenia, che inizia a verificarsi dopo i 35 anni. 

Collettivamente, tutto questo tende a ridurre potenza, forza e tecnica ed è stato tradizionalmente il motivo per cui gli atleti negli sport che si basano su questi fattori, come il tennis, il calcio e lo sprint, hanno avuto picchi di carriera in età precedenti rispetto ai corridori di resistenza e ai ciclisti. Con il miglioramento del monitoraggio dello sport, programmi di forza e condizionamento più sofisticati su misura per le esigenze di un atleta hanno contribuito a compensare il calo.

“La forza e il condizionamento sono diventati davvero specifici secondo il tipo di sport e l’individuo”, afferma McPhee. “Si è orientati non solo verso l’aumento della massa muscolare, ma anche al miglioramento della resistenza alla fatica, e l’obiettivo è aiutare un atleta ad allenarsi in modo che possa adattarsi e migliorare tra i trenta e anche i quarant’anni“.

Sì, sollevano pesi e fanno flessioni, ma piuttosto che aumentare progressivamente quanto possono fare su panca, ad esempio, un atleta si concentrerà sulla correzione degli squilibri muscolari migliorando al contempo la qualità e la gamma di movimento, l’equilibrio e la flessibilità. “Lavoreranno sull’agilità e Ronaldo è molto abile nel mantenere il ritmo dello sprint, smentendo la convinzione che diminuisca con l’età”, afferma McPhee. “Al più alto livello si tratta di pratiche molto, molto personalizzate e si concentrano sul mantenimento di quel macchinario corporeo perfetto.”

Kei Nishikori, il ritorno agli allenamenti e i feedback su Twitter

Il tennista giapponese, fermo da fine 2021 dopo l’operazione all’anca, è in Florida a caccia della giusta forma con vista US Open

È passato quasi un anno dall’ultima volta che Kei Nishikori ha calcato un campo da tennis in un match del circuito. Era l’edizione invernale del torneo di Indian Wells e il tennista giapponese uscì sconfitto nel match di secondo turno contro il britannico Daniel Evans.

Poi i problemi fisici sono diventati sempre più difficili da sostenere con il giapponese che prima ha deciso di saltare la trasferta australiana di inizio anno e poi scelto di operarsi all’anca visto che il problema che lo assillava da tempo si stava dimostrando più serio del previsto.

Sei erano i mesi di stop preventivati e il cemento nordamericano era l’obiettivo fissato per il rientro dal tennista del Sol Levante. Da qualche settimana il trentaduenne giapponese ha iniziato il suo graduale percorso di rientro con degli allenamenti.

Nishikori doveva rientrare durante il torneo di Atlanta, ma il tennista giapponese ha deciso di prendersi più tempo con un obiettivo ben chiaro, lo US Open. Infatti, dopo aver gentilmente “restituito” la wild card agli organizzatori del torneo dell’Atlanta Open, ha fatto lo stesso con quelli di  Washington prima e quelli di Winston-Salem, poi.

Nishikori, molto attivo sui social al punto da avere un’applicazione a lui dedicata, ha postato in questi giorni un video dei suoi allenamenti presso la IMG Academy di Nick Bollettieri in Florida insieme al suo coach Max Mirnyi.

👍 https://t.co/HdwhcvAvUr pic.twitter.com/BpoMRyFLQP

L’entusiasmo non manca tuttavia al tennista giapponese, scivolato oltre la posizione 150 del ranking mondiale. Tra un allenamento e l’altro, ha trovato il tempo per chiedere un feedback al canadese Shapovalov, anche lui a caccia di un decente stato di forma viste le recenti prestazioni, sulle qualità del suo rovescio ad una mano.

Looking good man!! 🔥👍🏼 https://t.co/KxdKuDsBzr

Nonostante le buone notizie che arrivano dal campo di allenamento è lecito domandarsi in che stato di forma si presenterà a New York l’ex numero 4 al mondo e se sarà capace di rientrare nel circuito con la stessa grinta e voglia di lottare di un altro della vecchia guardia falcidiato dai problemi fisici all’anca come Sir Andy Murray.

Dal 2020 ad oggi, periodo in cui Jannik ha iniziato a giocare con costanza nel circuito maggiore, sono in pochi ad aver fatto meglio di lui. L’approfondimento di Ferruccio Roberti

103 – Le vittorie ottenute nel circuito maggiore da Jannik Sinner da gennaio 2020 ad oggi. Quella di due anni fa è stata la prima vera stagione da protagonista nel grande tennis per l’altoatesino, iniziata da 78 ATP e sotto il peso di grandi aspettative da parte di addetti ai lavori e appassionati italiani a seguito della vittoria, ottenuta appena nel novembre precedente, delle ATP Next Gen Finals. Il 2020 è stato anche l’anno in cui Jannik ha interrotto la sua partecipazione al circuito Challenger: l’ultimo torneo di questo tipo a cui sinora ha partecipato è stato quello di Indian Wells che avrebbe dovuto anticipare di una settimana il Masters 1000 californiano, poi mai disputatosi quell’anno a causa dell’inizio della sospensione di cinque mesi del circuito dovuta all’inizio della pandemia da Covid-19. 

Una categoria di eventi tennistici, quella dei Challenger, dalla quale – come quasi tutti i colleghi – Sinner è passato per fare esperienza e incamerare punti, ma nel suo caso impressiona la velocità avuta nel non aver più bisogno di parteciparvi. L’allora allievo di Riccardo Piatti inizia a farsi notare per la prima volta dal grande pubblico vincendo nel febbraio 2019 da diciassettenne e con classifica di 546 ATP il Challenger di Bergamo, il quarto in assoluto a cui prende parte. Da quel titolo Jannik prende l’abbrivio per una impressionante scalata del ranking che lo porta a chiudere quella stagione già tra i primi cento, grazie alla vittoria di altri due Challenger (diventa così il secondo giocatore più giovane della storia, dopo Gasquet, a vincere nello stesso anno tre titoli di questa categoria). Senza dimenticare le prime undici partite portate a casa nel circuito maggiore (di cui 5 nei 250, 1 nei 500, 1 nei 1000 e 4 nelle Next Gen ATP Finals): anche buona parte di queste contribuiscono in maniera decisiva a far scalare all’altoatesino, nel solo 2019, in totale 475 posizioni del ranking ATP. 

Il tennista nato a San Candido (Bolzano), attuale 10 ATP, la scorsa settimana a Umago ha vinto il sesto trofeo della carriera (e il primo sulla terra) a nemmeno ventuno anni: un traguardo già di per sè ottimo a conclusione di carriera per la grandissima parte dei tennisti professionisti, ma intermedio per quelle che sono le ambizioni di Jannik e del suo staff. Ricordando le soddisfazioni già raccolte, va detto come Sinner oltre ai successi citati, sia già stato 21 settimane nella top ten (salendo sinora sino al nono posto del ranking), abbia raggiunto tre volte i quarti negli Slam e una finale in un Masters 1000. Per arrivare a risultati ancora migliori Jannik deve migliorare in diversi aspetti, innanzitutto dal punto di vista fisico, ma lascia ben sperare la sua grande passione e dedizione nella professione, quanto sia già migliorato tennisticamente in questi anni e, appunto, i risultati già ottenuti alla sua pur giovanissima età. 

Per approfondire quest’ultimo aspetto, nella tabella 1 da noi preparata abbiamo raccolto i punti ottenuti dai migliori tennisti a partire da gennaio 2020, periodo in cui Jannik ha iniziato a giocare con costanza nel circuito maggiore, sino ad arrivare ai nostri giorni. Leggiamo così del già noto dominio di Djokovic (il serbo ha vinto cinque dei dieci Slam giocati negli ultimi due anni anni e mezzo, oltre a quattro Masters 1000 e altri tre tornei) e forse ci rendiamo conto ancora meglio di come – assieme a Nole – Nadal, Medvedev, Tsitsipas e Zverev negli ultimi due anni e mezzo abbiano lasciato le briciole agli altri protagonisti del circuito maschile. Jannik, pur giocando da Under 20 nella maggior parte del tempo da noi considerato, ha solo undici giocatori ad aver fatto meglio di lui (che sarebbero in realtà nove se venissero conteggiati i 360 punti garantiti dai quarti di Wimbledon raggiunti un mese fa). Ad eccezione di Alcaraz, poi, sono tutti più “anziani” di lui i colleghi ad aver fatto meglio: tra l’altro solo Auger-Aliassime, Ruud e Tsitsipas sono coetanei di Sinner, con questi ultimi due che hanno comunque quasi tre anni in più di lui. Dati più che incoraggianti per il futuro del tennista italiano, in particolar modo se incrociati con quelli contenuti nella tabella 2, che raccoglie altre statistiche relative al periodo temporale da noi considerato in questa analisi (da gennaio 2020 alla scorsa settimana).

*Masters 1000, Giochi Olimpici, ATP Finals

Possiamo leggervi che Jannik è tra i 10 tennisti ad aver vinto oltre il 70% delle partite disputate e il settimo ad averne vinte di più, 103, appunto (42 delle quali contro top 50, così come sono 65 quelle ottenute in ATP 500 o 250). Risultati già molto indicativi, perché ottenuti con l’handicap di una maturazione fisica e tecnica ancora oggi in atto e arrivati nonostante le inevitabili iniziali difficoltà successive alla scelta dello scorso febbraio di cambiare coach. Complicazioni emotive, visto il legame profondo che il nostro tennista aveva con Piatti, ma soprattutto dovute ai nuovi metodi di lavoro e ai tentativi di modifiche tecnico-tattiche che ogni nuovo allenatore, come lo è divenuto Simone Vagnozzi, propone. Il vero punto debole di Jannik non è mai stato la continuità di rendimento: sono stati pochi gli scivoloni per gli alti e bassi della giovane età contro tennisti il cui valore era inferiore, al di là della classifica del momento (il vero ultimo passo falso di Jannik in tal senso è stato giusto un anno fa in Canada contro Duckworth, arrivato dopo aver vinto qualche giorno prima l’ATP 500 di Washington). Piuttosto Jannik ha sempre avuto grosse difficoltà contro i più forti:  basta pensare che contro i top 5 nelle prime dodici volte che li aveva affrontati non aveva mai vinto e aveva raccolto appena 3 set dei 31 giocati. In tal senso fa davvero sperare il riscontro dell’ultimo mese, nel quale Sinner ha prima strappato a Wimbledon due set a Djokovic e poi battuto ad Umago Alcaraz (primo successo della carriera contro un tennista tra i primi 5 del ranking), confermando la vittoria sul murciano di qualche settimana prima, avvenuta sui prati londinesi. Un segnale ben preciso di evoluzione del rendimento che – se confermato da eventuali riscontri nei prossimi mesi – certificherà l’ingresso di Sinner tra i migliori tennisti del pianeta.

Il 22 volte campione Slam non giocherà il Masters 1000 al via lunedì. “Spero di poter tornare in Canada in futuro”

Niente Canadian Open per Rafael Nadal. Ancora problemi fisici per il 22 volte campione Slam, già reduce dal guaio all’addome che lo ha costretto a fare un passo indietro prima della semifinale di Wimbledon. Rafa ha annunciato pochi minuti fa sui social il suo forfait per il Masters 1000 di Montreal al via lunedì, a poche ore dal sorteggio del tabellone maschile in programma oggi per le 22 italiane. “Ieri, dopo allenamento, ho sentito un piccolo fastidio che è rimasto ancora oggi. Devo essere prudente e pensare alla salute. Spero di poter tornare a giocare in Canada”, ha scritto il campione maiorchino, non specificando il punto dove ha sentito dolore, ma facendo capire che il problema è emerso mentre provava i servizi.

Desde los días de vacaciones y mi posterior reincorporación a los entrenamientos todo ha ido bien estas semanas. Hace cuatro días que empecé también a entrenar el servicio y ayer, tras el entrenamiento, tuve una pequeña molestia que hoy seguía ahí.

Queste le parole esatte con cui Nadal ha annunciato di non poter prendere parte ad una manifestazione che lo ha visto trionfare cinque volte (2005, 2008, 2013, 2018, 2019). “Dopo le vacanze e il mio ritorno sul campo per gli allenamenti tutto è andato bene nelle ultime settimane. Da quattro giorni ho iniziato ad allenare anche il servizio e ieri, dopo l’allenamento, ho avvertito un piccolo infortunio che oggi è rimasto lì. Abbiamo deciso di non andare a Montreal e continuare con gli allenamenti senza forzare. Ringrazio di cuore il direttore del torneo, Eugene, e tutto il suo team per la comprensione e l’appoggio che mi hanno mostrato sempre, e oggi non è stata un’eccezione. Spero di poter tornare a giocare a Montreal, ad un torneo che mi piace particolarmente e che ho vinto per cinque volte davanti a un pubblico che con me è stato sempre affettuoso. Ma a questo punto non mi resta altro da fare che essere prudente e pensare alla salute”.

Eugene Lapierre, il direttore del torneo di Montreal, ha commentato così la scelta di Nadal: “Siamo ovviamente dispiaciuti del fatto che Nadal non potrà essere con noi quest’anno. Ha vinto il torneo cinque volte e si è aggiudicato l’ultima edizione tenutasi a Montreal, nel 2019, quindi il nostro pubblico era particolarmente desideroso di rivederlo all’IGA Stadium. Ma dall’altro lato, guardando le cose da un punto di vista complessivo, abbiamo comunque un grande campo di partecipazione con 41 dei 44 migliori giocatori del mondo. Potete scommetterci, all’IGA Stadium si vedrà ancora una volta del grande tennis”.

Tra coloro che hanno diritto a un posto diretto in tabellone, Rafael Nadal è rimpiazzato da Mackenzie Macdonald. Nadal, dunque, non rimpiazzerà i 500 punti della vittoria del 2019 che ancora rimanevano nel suo ranking a causa del congelamento post-Covid e che scadranno lunedì 8. Ha un discreto margine dagli inseguitori, ma Tsitsipas e soprattutto Alcaraz, se dovessero cogliere un grande risultato in Canada, potrebbero mettere a rischio sorpasso il numero 3 del mondo. Il campione maiorchino al momento è presente nell’entry list del Masters 1000 di Cincinnati, che scatterà il 15 agosto. Lecito ritenere la sua presenza in dubbio, considerando che Rafa non è solito giocare il torneo in Ohio: è verosimile che Nadal tornerà in campo allo US Open, ma ancora non c’è nulla di ufficiale in merito.

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

Copyright © UBISPORTING srl | P.IVA 06262320481 Piazza Niccolò Tommaseo 1, 50135 Firenze (FI)
Iscritta alla Camera di Commercio di Firenze, capitale sociale di 10.000,00 € i.v.