Come e quando utilizzare i dispositivi di protezione...

2022-09-02 19:50:24 By : Mr. Lance Rowe

Un progetto sulla sicurezza nelle organizzazioni di volontariato presenta una scheda sui dispositivi di protezione individuale. I requisiti dei DPI. Focus sulla protezione del corpo, degli occhi, delle mani, dell’udito e delle vie respiratorie.

Napoli, 2 Set – Riguardo ai tanti temi che riguardano il mondo della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavori, a volte può essere utile, invece di approfondire specifici aspetti tecnici, come generalmente facciamo nei nostri articoli, presentare brevi promemoria che possono stimolare la consapevolezza dei rischi e delle possibili misure di prevenzione.

Proprio con questa finalità ci soffermiamo oggi sul tema dei dispositivi di protezione individuale (DPI) che il Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 individua come attrezzature destinata ad essere indossate e tenute dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro.

Lo stesso decreto “prevede l’utilizzo dei DPI solo quando l’adozione delle misure tecniche preventive e/o organizzative di protezione collettiva non risultino sufficienti all'eliminazione di tutti i fattori di rischio. In altri termini, il DPI va utilizzato solo quando non è possibile eliminare il rischio”.

A ricordarlo e a permetterci di riportare alcune indicazioni generali sui dispositivi di protezione individuale, con particolare attenzione al mondo del volontariato, è il documento “ Progetto Volontariato Sicuro”.

Il documento, frutto dell’omonimo progetto realizzato dal CSV Napoli, un’associazione del Terzo settore costituita nel maggio 2004, e Inail – Direzione Regionale della Campania, vuole favorire la crescita e la consapevolezza delle organizzazioni di volontariato (ODV) in materia di sicurezza sul lavoro.

Ci soffermiamo oggi sulla scheda “I dispositivi di protezione individuale (DPI)”, con particolare riferimento ai seguenti argomenti:  

Il documento indica che i dispositivi di protezione individuale devono possedere le seguenti caratteristiche:

Inoltre “è necessario che i DPI vengano individuati sulla base dei seguenti requisiti specifici:

Si indica poi che, in generale, “è necessario che i DPI siano idonei all’attività svolta ed in particolare:

È poi possibile distinguere i dispositivi di protezione in due macro categorie:

Mentre non rientrano nella categoria dei dispositivi di protezione individuale:

La scheda ricorda che i DPI possono essere classificati in funzione delle parti del corpo che proteggono.

Riprendiamo dal documento una immagine esplicativa:

E i lavoratori, “devono usare con cura i dispositivi di protezione predisposti o forniti dal datore di lavoro, segnalare al datore di lavoro, al dirigente o ai preposti le deficienze dei dispositivi e dei mezzi di protezione e non rimuovere o modificare i dispositivi e mezzi di protezione, di propria iniziativa”.

Partiamo dalla protezione del corpo, con particolare riferimento ai ruoli spesso ricoperti nel mondo del volontariato.

Si segnala che “il dispositivo di protezione individuale destinato alla protezione del corpo degli operatori è la divisa; essa serve a fornire alta visibilità alla figura della persona, ma ha anche il compito di proteggere dal freddo, dalla pioggia/neve, dal vento e dal rischio biologico. Nel caso in cui l’operatore dovesse trovarsi in presenza di pazienti con ferite multiple e con notevole perdita di sangue e in caso di parto, si richiede l’uso di un DPI supplementare per la protezione dal rischio biologico, rappresentato dalla tuta monouso. Essa richiede l’uso simultaneo di guanti, occhiali protettivi e mascherina chirurgica”.

Si indica che la divisa “deve possedere alcune specifiche caratteristiche, quali la marcatura CE, conformità normativa en471 in classe 2 per l’alta visibilità, l’impermeabilità, l’antistrappo, l’antimacchia. Essa deve inoltre essere facilmente lavabile, oleorepellente ed emorepellente, ed adatta a coprire il corpo intero. La divisa, infine, deve essere frequentemente lavata con additivi sanificanti”.

Veniamo alla protezione degli occhi.

Si indica che occhiali e visiere “devono proteggere gli occhi da schegge, frammenti, spruzzi ma anche dagli effetti dannosi delle radiazioni”.

In particolare gli occhiali “devono essere sufficientemente leggeri e resistenti, con lenti antigraffio, eventualmente anche colorate; ove necessario devono essere dotati di protezioni laterali. Le visiere oltre a proteggere gli occhi, proteggono anche il viso: esse devono resistere al calore, agli agenti chimici ed agli urti, devono essere dotate di schermature antiabbaglianti ed essere adattabili alle caratteristiche fisiche dell’utilizzatore. L’impiego di tali dispositivi è indispensabile, fra le altre cose, per le operazioni di: saldatura, molatura, frantumazione e rimozione materiali con produzione di schegge, sabbiatura, manipolazione di sostanze acide, corrosive, esposizione a calore radiante, a radiazioni ultraviolette e laser”.

Il documento, sempre in relazione al mondo del volontariato, si sofferma poi sulle protezioni auricolari.

Si indica che i dispositivi di protezione auricolare “servono a proteggere il lavoratore dal rumore e dalle ripercussioni che questo può avere sia sull’apparato uditivo che sull’intero organismo”. E i mezzi di protezione “sono principalmente di due tipi:

Si sottolinea che in generale i mezzi di protezione dell’udito “devono ridurre il rumore percepito ed allo stesso tempo consentire di udire altri suoni quali ad esempio quello di un allarme o la voce di un collega. Affinché tali protezioni possano effettivamente tutelare il lavoratore dal rischio presente, è indispensabile che il loro uso sia adeguato e soprattutto continuo”.

Si segnala poi che i DPI forniti “sono strettamente personali e non devono essere ceduti né scambiati; in particolare, in caso di inserti riutilizzabili è opportuno verificare con cura l’adeguatezza per la propria taglia, dedicarvi un’accurata pulizia e manutenzione. In caso insorgessero disturbi nell’uso degli otoprotettori dovrà esserne data immediata comunicazione al proprio responsabile ed al medico”.

Per parlare delle protezioni delle vie respiratorie si ricorda che l’aria che respiriamo, soprattutto negli ambienti di lavoro, “può essere contaminata da agenti di diversa natura quali ad esempio:

E in questi ambienti “può essere necessario adottare dei mezzi di protezione individuale delle vie respiratorie quali ad esempio mascherine, respiratori a filtro fino ad arrivare, nei casi più gravi, all’adozione di respiratori isolanti. Le più comuni mascherine sono costituite da un facciale che può essere esso stesso filtrante (in tal caso si parla di facciali filtranti, tipicamente ‘usa e getta’) oppure costituire il supporto per filtri diversi. Tali dispositivi, impiegati solo per livelli di esposizione contenuti, garantiscono una protezione limitata, per la modesta tenuta al volto che consentono. In caso di esposizione a rischi più elevati è necessario prevedere l’impiego di maschere o semi-maschere con filtri intercambiabili di adeguata capacità di assorbimento”.

Ci soffermiamo, infine, sulla protezione delle mani.

I dispositivi di protezione delle mani “servono ad evitare lesioni causate da agenti meccanici (manipolazione di oggetti taglienti o abrasivi), agenti fisici (calore o vibrazioni), agenti chimici (sostanze acide o comunque irritanti)”; quelli maggiormente impiegati “sono i guanti o le creme-barriera: in ogni caso, qualunque sia il tipo di protezione scelta, essa deve comunque garantire la possibilità di movimento delle mani, senza ridurre né la capacità prensile, né la sensibilità”. Chiaramente nella scelta del dispositivo “ci si deve necessariamente rifare alle caratteristiche del materiale o della sostanza da cui ci si vuole proteggere”.

si indica che è possibile distinguere fra:

Si segnala poi che la protezione delle mani “nei casi in cui non sussistano particolari rischi, può essere attuata mediante l’applicazione di ‘creme barriera’. Tali creme, applicabili previa consultazione del medico, possono essere idrorepellenti, adeguate per le lavorazioni con oli emulsionati, o idrosolubili per lavorazioni con oli interi. La protezione in questo caso, se non asportata meccanicamente o con il lavaggio delle mani, dura in genere 3-4 ore di lavoro. Tali prodotti non devono essere applicati su cute non integra o sporca”.

Infine si ricorda che anche il semplice uso di guanti “richiede qualche precauzione: allergie cutanee possono essere causate sia da alcune sostanze presenti in determinati guanti, sia da un uso scorretto del guanto stesso. Se si usano guanti corti, anziché lunghi, o di misura sbagliata, si facilita il contatto della cute con le sostanze da cui ci si deve proteggere”. Inoltre le irritazioni cutanee “possono anche essere causate dall’utilizzo di guanti internamente sporchi, a causa dell’eccessivo utilizzo o di cattiva manutenzione: in entrambi questi casi occorre sostituire subito i guanti in dotazione”.

Concludiamo rimandando ad una lettura integrale della scheda che riporta ulteriori dettagli sui DPI e fa riferimento anche ai dispositivi per:

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail – Direzione Regionale della Campania, CSV Napoli, “ Progetto Volontariato Sicuro”, raccolta di opuscoli correlati al progetto Volontariato Sicuro e realizzati da un gruppo di lavoro costituito da vari esponenti di Inail e CSV Napoli (formato PDF, 13.61 MB).

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