La palla ovale al Ferraris: l'Italia con gli All Black, Aussie, Blues, Pumas e Springboks - Stellenellosport.com

2022-09-09 19:53:54 By : Ms. shelly bian

Si rinnoverà a breve l’intensa, lunga storia d’amore tra Genova e la Palla Ovale, e quella più recente tra lo Stadio Luigi Ferraris e il Rugby.

Come il Football calcio e la WaterPolo Pallanuoto, quando il lunghissimo regno della sovrana Vittoria volgeva a un meritato tramonto e quello di Elisabetta, oggi compianto per la prima volta, doveva ancora vedere la luce, anche lo sport di Marco Bollesan è sbarcato sui moli della Superba con i velieri britannici. Nella mischia di meravigliose discipline giunte da oltremare non è però riuscito a imporsi sin da subito; si è preso il suo tempo facendosi strada meta per meta.

Così proprio da sotto la Lanterna è spuntato Marco, colui che ha tracciato la via per tutto il movimento dagli anni 60’ al nuovo millennio, come giocatore, allenatore, dirigente, semplicemente anima. Con lui in campo, “la faccia sgherra e la testa leonina”, tre secondi posti consecutivi del Genova Cus negli anni 70’; in panchina della Nazionale, un pareggio coi Maestri Inglesi per 15-15 e il primo Mondiale. Da capitano degli Azzurri una storica tournée in Sud Africa nel 1973, che permise all’Italia Ovale di farsi conoscere.

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Per quel che concerne il Ferraris, invece la prima partita internazionale si giocò il 24 marzo del 1935: l’Italia superò la Catalogna col punteggio di 5 a 3. E poi, ricorda in un apposito articolo Massimo Calandri su Repubblica, ci fu addirittura “un torneo durante la Seconda guerra mondiale, i pali a forma di ” acca” piantati in occasione di una serie di partite tra gli atleti delle truppe alleate, mentre un test- match tra militari neozelandesi e sudafricani, una sorta di All Blacks-Springboks, si giocò anche a Rapallo. Il 16 novembre del 1986 per Italia-Urss 14-16 c’era in campo anche lui, il presidente Innocenti: gli azzurri furono beffati da una meta allo scadere dell’ala Mironov”. Ma tutto ciò avvenne sul Ferraris vecchio, quello ristrutturato per i Mondiali di Italia 1934. Dall’antico giallo si passa al rosso per Italia ’90, e la passione per il Rugby invece che arrestarsi accelera e mette la freccia. Oggi puntata al 19 novembre lo Stadio Luigi Ferraris ospiterà la sfida tra Italia e i Campioni del Mondo del Sud Africa, gli Springboks, che Bollesan pur andando sino a casa loro ai confini del pianeta, a cimentarsi con un avversario che “aveva ucciso un leone a mani nude”, si sarebbe sognato di affrontare.

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Questo dà l’idea di quanto la disciplina cresciuta all’interno dello Stivale, soprattutto dopo l’ingresso al Sei Nazioni. Ferraris che è stato in un qualche modo uno dei protagonisti di questa crescita esponenziale, in quanto a ridosso dell’approccio ai 2000 ha accolto col massimo amore l’elite mondiale: Francia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Australia, più tardi l’Argentina. È mancato giusto qualcuno dei britannici doc che magari invece calciava tra i pali agli inizi del precedente secolo.

In anni tormentati per le Genovesi del calcio, tradizionali frequentatrici dell’impianto, non erano poi coi così tanti i piedi che facevano sognare come quello di Diego Domínguez. Quando calciava, lo stadio fremeva di Ooooooooh di attesa, che immancabilmente esplodevano in un tripudio di gioia. Erano nazionali coraggiose, mazziniane, con molto cuore e poche speranze, uomini che si gettavano contro titani con passione allegra e disperata. Così dalle Crêuze e dai vicoli, dai lungomare e da tutta la regione, e oltre, dalla Costa Azzurra all’Emilia, aree felicemente “ovalizzate”, ci si appropinquava al Ferraris con la muta speranza che potesse ripetersi un miracolo di Grenoble, quando il 22 marzo 1997 gli azzurri sconfissero per la prima volta la Francia, nella finale di Coppa Europa.  E pazienza se poi la sconfitta giungeva inesorabile; era comunque una festa. Sembrava incredibile vedere gli Aussie, i Kiwi e gli Springbooks a quelle latitudini, a portare le danze Maori, un gioco degno dei globetrotters della pallacanestro, i colori delle loro maglie storiche.

Ed è il fantasma e lo spirito di Grenoble ad aleggiare tra le torri di Marassi 30 gennaio 1999. L’Italia l’anno successivo debutterà nel Six Nations e intende affrontare in un Tour tutte le sue future avversarie per prendere le misure a quei giganti. Prima sfida contro la Francia, a Genova, che diventa quindi sede di un match di grande fascino e richiamo. Lo scopo è anche quello di attirare i transalpini dal vicino confine, la causa per cui ancora oggi si parla di disputare il match del Sei Nazioni contro i Francesi sempre a Genova. Les Bleus hanno fatto il primo passo verso questa soluzione ospitando recentemente il confronto tra le due selezioni nella competizione a Marsiglia invece che a Parigi, chissà…ma questo è l’incerto futuro. Tornando al 1999, sembra sicuro che stavolta i Galletti non cadranno nell’imboscata e relegheranno l’Italia al suo posto. Gli Azzurri invece tengono botta per tutto il primo tempo e cedono di botto soltanto nella ripresa. Però è troppo tardi per spegnere l’entusiasmo. La miccia è stata accesa, Genova vuole più Rugby.

Cosa c’è di meglio per accontentarla della Nuova Zelanda? 26 novembre 2000, stadio stracolmo per vedere la Haka e quelli che tradizionalmente sono i giocatori più forti del pianeta: gli All Blacks. Tutti Neri. Così si vestono e così riducono gli avversari. Ma è comunque una festa. Scriveva allora estasiato ancora Massimo Calandri, sempre su Repubblica: “Fra All Blacks ed azzurri ha vinto prima di tutto la città di Genova, con 33.500 spettatori al Luigi Ferraris ed un incasso superiore al miliardo di lire […] Una buona notizia per questo sport, che sembra fatto su misura per il capoluogo ligure: erano anni che lo stadio non si riempiva in questo modo e alzi la mano chi ricorda di essersi divertito tanto, facendo la «ola» e cantando a squarciagola l’inno di Mameli, applaudendo vincitori e vinti con eguale entusiasmo. Del resto, quando la squadra di casa fa un giro d’onore dopo aver perduto con quasi 40 punti scarto, significa che è nato qualcosa di grande”. E commenta estasiato l’allora Presidente della Federazione Italiana Rugby Dondi: “Non sappiamo ancora cosa dire, su di un eventuale ritorno a Genova dell’Italia, indubbiamente non si può prescindere da una colla così: è stato un successo di pubblico straordinario, il campo era perfetto, gli spettatori sono stati il sedicesimo uomo con la maglia azzurra”. Addirittura l’allenatore degli ospiti, Wayne Smith: “Mai visto niente del genere, Con questo pubblico eravamo obbligati a dare spettacolo, speriamo di esserci riusciti”.  Anche se sembra ci abbiano provato a prenderlo sotto gamba, gli italiani appena se ne sono accorti avrebbero scatenato una rissa pretendendo rispetto e adeguato livello di competitività, ovvero il massimo. Accontentati: 56-19, 8 mete contro 2, prosegue l’epopea del grande Rugby nello stadio più british d’Italia.

Ogni anno uno spettacolo, ormai: il 17 novembre 2001 è l’anno del Sud Africa, destinato a fare da illustrissimo precedente al prossimo match del 23 novembre, sembra incredibile aver fatto passare 21 anni. Anche qui c’è uno spettro che si aggira, ma decisamente più raggelante di quello benaugurante di Grenoble: le due selezioni si sono incontrate per la prima volta nel 1995, ma nella testa e nelle gambe c’è una partita a Durban nel 1999, quando gli Springboks hanno vinto per 101 a 0! È stata all’epoca la loro più grande vittoria, e rimane la sconfitta più pesante dell’Italia. In quel di Zena però va in tutt’altro modo: teatro di una sfida pirotecnica, il match è ricco di emozioni. Ancora Dominguez prova a tenere in piedi gli Azzurri sino a quando il maggior talento e la presenza fisica dei rivali non prende il sopravvento. 26-64. L’Italia dovrà attendere il 19 novembre 2016, evidentemente il mese designato per le contese di siffatta foggia, e il 18-16 di Firenze per strappare lo scalpo verdegiallo.

E sempre in quel periodo, e sempre con quelle tonalità, ma con molto più giallo che verde, col primo ripartito sulle maglie dei trasfertisti e il secondo sui pantaloncini, che il 23 novembre 2002 l’Italia affronta l’Australia, allora Campione del Mondo in carica e futura finalista in un incontro tiratissimo contro l’Inghilterra, completando il ciclo australe dei Genovesi. 3-34 per gli Iridati. Per oltre un decennio incredibilmente Genova non ospiterà più partite.

Il Three Nations del Sud del Mondo diventa però un tavolo a 4 con l’allargamento all’Argentina, e così i Pumas devono per forza passare a marcare visita là dove si trova la Boca originale. Il Ferraris deve chiudere il cerchio appena allargatosi.

Il prestigio dell’Italia è cresciuto a sufficienza da essere considerata una top ten Mondiale che può giocarsela con quasi tutti, anche se dal giocarsela al vincere intercorre una distanza ben più lunga di un cucchiaio di legno. Ad esempio proprio al Sei Nazioni in cui l’Italia esordirà battendo i Campioni in carica della Scozia in quel lontano 2001, solo il 19 marzo di quest’anno una prodezza di Ange Capuozzo che lo ha proiettato direttamente nella Leggenda ha interrotto una striscia di 36 sconfitte consecutive. Ma nel 2014 le ambizioni sono ancora altre e legittimamente alte. È una sfida delicatissima per il ranking nonostante si tratti di un amichevole. Un’allerta meteo dispettosa obbliga ad anticipare l’appuntamento, venerdì, alle 17.15. Ovviamente di novembre, data 14!

L’andamento del match conferma le impressioni della carta: Argentini più forti, ma non di molto. Sconfitta per 18-20 in un match tiratissimo, in cui pesano molto, troppo, due errori di troppo.

Ora che l’Italia del Rugby è tornata a rialzare la testa dopo un periodo difficilissimo, giustamente è riandata a posare lo sguardo sulla Superba e alla Lanterna. Il 23 Novembre si attende uno show in campo e sugli spalti. La palla Ovale è tornata a rimbalzare su un un’intensa, lunga storia d’amore: sul Luigi Ferraris di Genova.

http://rugbytotale.blogspot.com/2020/11/rugby-genova-i-test-della-nazionale.html

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