Reggiseni e sottovesti per uscire ogni giorno? Il fenomeno è vecchio come il cucco - FarodiRoma

2022-09-02 19:49:46 By : Ms. Avril Cai

Sembra che oggi tuttә vadano in giro con top modello corsetto, reggiseni, vestiti sottoveste, perizoma in vista sotto i pantaloni. Nella modernità si è propensi a far risalire questa moda agli anni Ottanta, Novanta e inizio Duemila (Y2K) ma in realtà la biancheria intima che diventa abbigliamento quotidiano è un processo che esiste da quando l’essere umano ha iniziato a vestirsi in modo stratificato. Probabilmente durante un’era glaciale di 170.000 anni fa, come è stato osservato prendendo in esame il genoma di alcuni pidocchi (i tessuti degli indumenti sono troppo fragili per mantenersi nel tempo). La kalasiris delle antiche donne egizie, antenata della nostra sottoveste, passò dall’essere portata all’esterno all’essere coperta da una veste leggerissima. I cretesi mettevano in risalto la vita strettissima con alte cinture o corsetti. Le donne avevano un corsetto aderente a maniche corte che lasciava scoperto il seno e aveva sulla nuca un colletto montante. Il tutto era strettamente fasciato da una cintura in vita. Poteva avvenire anche il contrario: le brache che avevano caratterizzato il costume maschile per alcuni secoli, nel Duecento vennero considerate come mutande.

Dopo la metà del Trecento la sottana “femminile” era una veste che fasciava il busto che poteva essere vista grazie a degli ampi spacchi laterali della cotta (veste lunga con ampie maniche in stoffa pregiata) che erano chiamati “finestre d’inferno“. La braghetta, nata dalla necessità rinascimentale di coprire lo sboffo della camicia sotto al farsetto, assunse nel Cinquecento la forma di un corno dalla chiara simbologia fallica. Nello stesso periodo il corpetto si irrigidì nel corsetto che dominerà la moda femminile fino all’inizio del Ventesimo secolo. La loro funzione era quella di sorreggere il busto con stecche cucite nella stoffa sopra a strati di gonne e gabbie come il verdugale prima e la crinolina poi. La sottoveste che oggi torna con il vestito sottoveste (slip dress) modello anni Novanta ha avuto il primo grande revival in Francia durante il Direttorio, dopo la rivoluzione francese. Andava di moda uno stile impero antelitteram (Bridgerton) ma con punto vita sotto al seno, scollature vertiginose e stoffe trasparenti e leggere sia d’estate che d’inverno, senza tracce di biancheria intima sotto. Addirittura, per far aderire meglio gli abiti al corpo, si portavano bagnati.

La modernità Chanel trasformò il jersey, materiale usato per la biancheria intima, in un tessuto chic per il tailleur. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Marlon Brando e James Dean legittimarono l’utilizzo della t-shirt, capo intimo, come abbigliamento esterno in Un tram che si chiama Desiderio (1951) e Gioventù Bruciata (1955). In questi anni si afferma sempre di più il bikini sulle spiagge, ovvero un reggiseno e una mutanda da mare, che sarà sdoganato a metà anni Sessanta. Grazie alla rivoluzione sessuale del ’68 le donne delle subculture punk e goth si riappropriano di un vecchio simbolo di oppressione come il corsetto e lo trasformano in uno di ribellione. Vivienne Westwood lo rese più pratico da indossare: eliminò i lacci e lo fece di lycra. Fu questa designer inglese a trasformarlo in top (da vedere la Portrait Collection del 1990). Negli anni Ottanta Madonna indossava il corsetto come divisa pop agli Mtv Music Awards del 1984, agli American Music Awards del 1985 (un pezzo già firmato Jean-Paul Gaultier), un bustino nel Who’s That Girl Tour nel 1987 e poi quello più famoso per il Blonde Ambition Tour dei Novanta a cono che richiamava il bullet bra degli Anni Cinquanta sempre by Gaultier. Quest’ultimo la consacra in assoluto come icona pop e sexy. Tuttavia, è lo sport a legittimare il reggiseno come top qualunque. Nel 1999 la giocatrice di calcio Brandi Chastain vinse con gli Stati Uniti contro la Cina alla finale di coppa mondiale femminile e si tolse la maglia rivelando il suo reggiseno sportivo. Da questo momento in poi prende piede la moda di indossarlo fuori, soprattutto per jogging, yoga e abbigliamento casual.

Per quanto riguarda la moda della “whale tail” (coda di balena), che con il recente abbassamento del punto vita dei pantaloni minaccia di tornare di moda, può avere avuto due origini. Dal “sagging” (tirare giù), ovvero portare i pantaloni sotto la linea della cintura, tipico degli anni Novanta. Si tratta di uno stile maschile nato nei ghetti afroamericani che si diffuse negli ambienti hip hop. I pantaloni erano larghi perché venivano passati dai fratelli maggiori ai minori per risparmio economico. Oppure può aver tratto ispirazione dalle passarelle. Alexander McQueen, prendendo spunto da quella che lui chiamava “la classica silhouette gay”, creò dei pantaloni che rivelavano cinque centimetri dell’insenatura del sedere. Il suo intento era far risultare le gambe più corte e il torso più lungo. Chiamò il pantalone: bumster (Nihilism, Primavera/Estate 1994). La coda di balena è un perizoma a forma di Y o T che si vede sopra al bordo dei pantaloni a vita bassa. Negli anni Duemila la contributrice maggiore di questo look fu Britney Spears, seguita a ruota da Christina Aguilera, Victoria Beckham, Paris Hilton e Mariah Carey. Una variante era il perizoma col gioiello dietro. Già all’epoca il look era considerato estremo e abbastanza volgare se le stesse Destiny’s Child nel video di Nasty Girl (Ragazza rozza), additano proprio una tipa che porta la whale tail. Nel 2019 questa tendenza è tornata di moda grazie a star come Kim Kardashian, Dua Lipa, Hailey Baldwin e probabilmente potremo vederla in modo più massiccio dalla prossima estate.

Quando nasce la biancheria intima Il concetto di biancheria intima è relativamente recente e tipico solo della società occidentale. Fino al Diciannovesimo secolo la biancheria intima aveva la funzione di separare il corpo poco lavato (farsi il bagno era un’abitudine costosa) da abiti pregiati. Prima la biancheria intima era unisex e in genere costituita da sottovesti di lino. Più i vestiti si sessualizzavano, ovvero incominciarono a distinguere un genere da un altro, più la biancheria intima, soprattutto quella da donna, diventò erotica negli anni Settanta dell’Ottocento. Venivano usati tessuti trasparenti con merletti, volants e nastrini. Andava di moda la combination, in maglia di lana o seta, che univa la camicia alla mutanda in una specie di tuta che poi si trasformò in più corta e scollata. La nuova moda dello sport e di lavarsi per questioni igienico-sanitarie influì molto sulla scelta della lingerie. Per quanto riguarda la seduzione, se pensiamo al reggiseno, con una leggera o marcata compressione delinea un solco sensuale tra i seni e definisce maggiormente le sue rotondità in modo artificiale. Crea una zona erogena in più. Oggi la distinzione tra biancheria intima e abbigliamento da esterno non è più così netta, con le ultime tendenze la gente va in giro anche in boxer. L’ultimo indumento intimo rimasto da sdoganare in realtà è la mutanda. Non sembra essere ancora socialmente accettata in giro così come il costume da bagno fuori dalla spiaggia. Vogliamo lanciare una nuova moda?

Breve storia del corsetto A partire dal Cinquecento l’abito femminile si divide in due: parte superiore corpetto, parte inferiore gonna. La stecca, chiamata in francese, busc fu inventata probabilmente in Italia e il panier in Spagna. Si dice che arrivarono in Inghilterra grazie a Caterina d’Aragona e che le guerre italiane dei re francesi Carlo IX e Luigi XII le portarono in Francia. Ora anche le donne portavano un sottocorpetto che era stato indossato dagli uomini sin dal Medioevo. La stecca poteva essere di legno, corno, balena, metallo o avorio, era inserita negli strati di lino della parte davanti, poteva essere tolta ed era indossata dai gentiluomini di quel periodo stretta intorno ad un braccio o nel nastro del cappello come segno del favore della loro signora. Nell’Ottocento i corsetti si facevano a casa e dal 1860 si trovavano le istruzioni su come farli sulle riviste per donne. Nel frattempo ci furono varie innovazioni come gli occhielli e la chiusura di metallo a fine anni venti del 1800. I cambiamenti nei bustini avvenivano a seconda dell’ampiezza della crinolina che poi dal 1870 fu sostituita dalla tournure che modellava il corpo di fronte e attorno ai fianchi. Con questo cambiamento non fu più facile progettarlo a casa e ciò diede una seria spinta all’industria del corsetto. Questo dalla curva a S è uno dei corsetti più scomodi della storia, con stecche che potevano rompersi sulla vita per la curva esagerata del busto e dei fianchi. Le stecche più usate infatti erano quelle in acciaio. Il reggicalze attaccato comparve nei tardi anni Ottanta dell’Ottocento. A fine secolo la silhouette femminile era seriamente distorta e la salute a rischio. Così nel 1900 Madame Gaches-Sarraute, una corsetière parigina che aveva studiato medicina, pose rimedio al problema della postura: il suo corsetto sosteneva l’addome e lasciava il torace libero. Tuttavia anche questo fu modificato dalle donne che volevano una vita stretta a tutti i costi. Il corsetto tra il 1910-14 divenne più lungo con una linea impero sotto il seno, meno stecche e materiali più leggeri.

La seconda guerra mondiale portò la voglia di comfort e praticità e nel 1920 il corsetto fu sostituito da una sottoveste più modellante e da una cintura-corsetto che comprimeva la vita. Molti dicono che il corsetto dagli anni Venti in poi scomparve. Non è esatto. Diventò la biancheria intima modellante indossata sotto ai vestiti. Nel 1947 Dior creò il tailleur bar (New Look) che ritornava alla classica forma a clessidra con vita di vespa grazie alla guépiere inventata da Marcel Rochas, un corsetto che partiva da metà torso per estendersi fino ad inizio coscia. A metà anni Sessanta questo look sparì assieme ai corsetti, l’intimo modellante era per signore anziane. A fine Settanta e Ottanta ridiventa il pezzo preferito della moda d’avanguardia: Vivienne Westwood, Yves Saint Laurent, Claude Montana, Jean-Paul Gaultier, Thierry Mugler. Il corsetto continua a provocare in una veste spesso molto più succinta sulle passerelle contemporanee da Dior di Maria Grazia Chiuri a Marc Jacobs, da Fendi a Christian Siriano.

Rapido excursus sulla storia del reggiseno Sappiamo che quando qualcuno inventa qualcosa, in genere esistono dei prototipi simili che non hanno conosciuto altrettanta fortuna. Così è andata per il reggiseno, sulla piazza almeno dal 1889 e nella sua forma primordiale presente sin dai tempi antichi. Addirittura nel 2012 nel castello austriaco di Lengberg sono stati ritrovati quattro reggiseni simili a quelli odierni risalenti al quindicesimo secolo. Già durante lo stile impero nacquero dei sostegni corti, dei corsetti che finivano sopra la vita e avevano le coppe separate. Quello che fece però più fortuna fu quello di Caresse Crosby, scrittrice e attivista statunitense, anche nota come Mary Phelps Jacob. Leggenda narra che nel 1910 dovesse partecipare al ballo delle debuttanti ma la scollatura del vestito rivelava troppo il suo corsetto. Quindi disse alla sua cameriera personale di portarle due fazzoletti da tasca, nastro rosa, ago, filo e spilli. In questo modo creò un semplice reggiseno. Il 12 febbraio 1914 ottenne il brevetto per il “reggiseno senza dorso”. Era una valida alternativa al reggiseno con le stecche ancora in voga. Si trattava più di una bralette che un modello standard come lo conosciamo oggi. Era flessibile, leggero e comfortevole. Già nel 1918 erano sul mercato più di 52 brand di reggiseni separati.

Nel 1920 la maggior parte dei corsettieri si erano riconvertiti in costruttori di reggiseni. Nel 1930 le misure delle coppe, l’elastico e il ferretto (inventato da Helen Pons) diventarono caratteristiche comuni del reggiseno. In questi anni negli Stati Uniti nasce la parola “bra” mentre in Italia bisogna attendere la fine dei Cinquanta per un termine specifico. Nel 1940 la maggior parte delle donne occidentali indossa un reggiseno. Nel 1950 si afferma il bullet bra (il reggiseno a proiettile). La Triumph lanciò il reggiseno a cono consacrato sotto i maglioncini di star di Hollywood come Jayne Mansfield e Mamie van Doren. Tra i Sessanta e i Settanta la silhouette torna più naturale con reggiseni trasparenti e leggeri, tessuti stretch che enfatizzano mobilità e flessibilità. Nel 1970 viene inventato il reggiseno sportivo. Negli Ottanta tornano reggiseni più strutturati e in contemporanea c’è l’ascesa di quelli invisibili che non dovevano vedersi sotto i vestiti. Nei Novanta si diffonde l’ossessione per quelli con scollatura a V e imbottiture push-up (una marca su tutte, Wonderbra). Nei 2000 le coppe senza cuciture di polistirolo modellate in un unico pezzo sono onnipresenti. Nel 2022 li indossiamo di vari tipi come top per uscire di giorno o di sera.

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